La ripresa c'è, i disastri economici prodotti dalla pandemia non sono ancora del tutto superati, ma gli indicatori sono incoraggianti: nel 2021 il Prodotto interno lordo italiano è cresciuto del +6,4%, ben oltre la media dell'Unione Europea del +5,2%. Sebbene permangano forti elementi di incertezza come il caro bollette, il rialzo dei prezzi dell'energia e delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento sui mercati e forti tensioni geopolitiche, il mercato del lavoro è vivo. Secondo l'Istat, infatti, il numero di occupati a dicembre 2021 è superiore a quello di dicembre 2020, del +2,4%; solo per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni si osserva stabilità, ma per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione sale infatti per tutte le classi di età.

Stringendo il focus sulle professioni che per essere svolte necessitano di competenze digitali e tecnologiche, le aziende devono fare i conti con le difficoltà a selezionare personale qualificato e adeguatamente formato.

Secondo il rapporto Excelsior di febbraio 2022 redatto da Unioncamere e Anpal le imprese dell'ICT e Tlc hanno necessità di nuove assunzioni, ma resta ancora troppo ampia la differenza tra offerta e domanda di lavoro che sale al +38,6% (era il 33,6% un anno fa). La mancanza di candidati è il motivo di maggiore difficoltà segnalato dalle imprese (22%), seguito dalla preparazione inadeguata (13,4%). Un problema quantitativo e qualitativo.

Le figure più difficili da reperire sono i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (68,1%).

Le competenze digitali sono un driver irrinunciabile per la crescita, il 71% delle imprese hanno investito in trasformazione digitale lo scorso anno. Il problema è molto serio in un contesto caratterizzato da una forte crescita della digitalizzazione, anche grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).​

Le aziende dell'ICT e Tlc assumono, ma non trovano personale qualificato. Il 71% delle imprese hanno investito in trasformazione digitale lo scorso anno, ma la mancanza di candidati è il motivo di maggiore difficoltà segnalato (22%), seguito dalla preparazione inadeguata (13,4%).

La distanza così ampia tra occupazione e formazione è confermata anche dal recente Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea, secondo cui il 58% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni (26 milioni di cittadini) non ha le competenze digitali di base, rispetto al 42% della media UE. Secondo il Digital Skills di Salesforce l'86% degli italiani non possiede le competenze digitali necessarie per il mondo del lavoro del futuro. Tuttavia, appena il 17% sta già seguendo percorsi formativi per colmare questo divario. Il punteggio globale complessivo del Salesforce Index per la preparazione digitale, valutato in termini di preparazione, livello di abilità, accesso e partecipazione attiva all'aggiornamento delle competenze digitali, è attualmente solo di 33 su 100. L'Italia è al di sotto della media globale, registrando un Salesforce Index di 25.

C'è anche un problema di percezione ed errata consapevolezza dei candidati: molti di loro, infatti, ritengono sufficienti le competenze digitali quotidiane, come saper usare i social media e navigare in rete, che in realtà non rispecchiano quelle ritenute fondamentali sui posti di lavoro di lavoro.

In questo contesto è nata la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali, parte integrante dell'impegno del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, e del lavoro quotidiano del Dipartimento per la trasformazione digitale. Un progetto articolato per affrontare la necessità di formazione digitale, indirizzando le criticità specifiche per ogni singolo target, allo scopo di ridurre ogni forma di analfabetismo digitale con ogni mezzo a disposizione.