Cosa hanno in comune le ricerche spaziali, biotecnologie, robotica, computer quantistici,  semiconduttori e  sviluppo di materiali avanzati? Tutti questi ambiti di ricerca e sviluppo rientrano delle cosiddette deep technology, spostando il focus dal mondo digitale a quello fisico, passando dai bit agli atomi. Il deep tech è quell’insieme di tecnologie innovative e di frontiera fondate su scoperte scientifiche, sull’ingegneria, la matematica, la fisica e la medicina. Innovazioni tecnologiche in grado di portare un progresso realmente significativo per l’umanità. L’approccio deep tech si fonda proprio sulla convergenza tra diversi ambiti disciplinari (scienza avanzata e ingegneria, ma anche design) e tra diversi cluster tecnologici (computazione e cognizione, sensoristica e movimentazione, materia ed energia), allargando il focus dal mondo digitale (solo bit) a quello fisico (IA e scienze comportamentali e neuronali, IoT e robotica, nanotecnologie e biologia sintetica). L’approccio deep tech, inoltre, è guidato da un problema e non da una tecnologia. Ciò porta a cercare non il miglior use case per applicare una nuova tecnologia, ma la migliore tecnologia, nuova o esistente, per risolvere un vecchio problema.

Le deep technology non sono solo digitali e includono il life science, computing, food tech e agri-tech, aerospazio, energia e clean-tech, tecnologie industriali, telecom, nuovi materiali, chimica. Si possono includere anche l’intelligenza artificiale, il deep learning, il machine learning, il quantum computing, il biotech, energia, nuovi materiali, blockchain, robotica, space tech, fusione nucleare. 

La prima caratteristica delle deep tech riguarda il grande impatto sulla società e sul valore economico delle sue applicazioni. Salute e benessere sono fra i principali obiettivi, insieme alla salvaguardia dell’ambiente. Sono innovazioni che richiedono un lungo tempo di lavorazione prima di raggiungere la maturità per essere adottate dal mercato. Infine, queste tecnologie necessitano di grandi capitali per il loro sviluppo e diffusione, affidandosi solitamente a diversi player del mondo pubblico e privato (università, startup, investitori, aziende…).

Un insieme di scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche in grado di portare un progresso realmente significativo nell’umanità. Obiettivi ambiziosissimi sugli effetti del cambiamento climatico e la salute della popolazione in costante invecchiamento

Secondo il report di BCG, gli investimenti in questa trasformazione tecnologica sono destinati ad arrivare a 200 miliardi di dollari entro il 2025. Basti pensare che la Nuova Agenda Europea per l’Innovazione mira a sbloccare fino a 45 miliardi di euro, con l’obiettivo di far crescere campioni tecnologici europei nella space economy, quantistica, biotecnologie, energia rinnovabile, chip, idrogeno verde, e fotonica in grado di padroneggiare la trasformazione digitale e verde delle filiere strategiche.

Un esempio recente? L’applicazione di questa metodologia di ricerca e sviluppo proprio per produrre il vaccino contro il Covid-19. Magari domani utilizzeremo la plastica prodotta da batteri partendo dalla CO2, riducendo le emissioni di gas serra. Oppure gli edifici saranno costruiti con blocchi prodotti da microrganismi piuttosto che con il cemento convenzionale. Le implicazioni possono andare dal cambiamento climatico, alla fame nel mondo e alla salute della popolazione anziana.

Secondo molti esperti l’insieme delle deep tech rappresenta una nuova ondata d'innovazione, potenzialmente in grado di provocare un impatto sul business e sulla società pari o superiore a quello creato dalla rete internet. 

L’Italia non resta a guardare: abbiamo recentemente assistito all’inaugurazione del supercomputer di Leonardo a Bologna, il quarto calcolatore più potente e veloce al mondo. Inoltre, con i fondi del PNRR (circa 320 milioni) si è riusciti a realizzare il Centro Nazionale per il Calcolo ad alte prestazioni, Big Data e calcolo quantistico, che aggregherà 52 centri di eccellenza italiani e si collegherà alla rete europea formando un ecosistema della conoscenza unico al mondo. Cresce anche l’economia dello spazio made in Italy, sistema che tiene insieme imprese e ricerca, pubblico e privato, con un valore globale che solo nel 2021, secondo la Satellite Industry Association, ha raggiunto nel mondo un valore di 386 milioni di dollari (+4% sul 2020). In questo contesto si inserisce il nostro Paese, quinto al mondo per brevetti depositati, dietro alla Cina e davanti alla Russia; settimo per investimenti pubblici in percentuale sul Pil; quarto per il commercio di tecnologie spaziali.