Qual è il livello delle infrastrutture digitali in Italia? EY Digital Infrastructure Index analizza il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali delle 107 province del nostro paese, un’analisi di 30 indicatori raggruppati in 3 differenti categorie: connettività fissa, mobile e Wi-Fi, tecnologie IoT. Tra i principali risultati emerge che non c’è una particolare differenza tra nord e sud, il ritardo che scontiamo è presente in tutta Italia e, in generale, la situazione è molto disomogenea. Non mancano le eccellenze come Genova, Milano, Roma, Bologna, Torino, Firenze, Napoli, La Spezia, Ferrara, Parma, Prato, Cagliari, Reggio Emilia, Modena, Monza e Brianza, Trento e Brescia. È chiaro che per il rilancio economico del Paese sia necessario spingere sulla digitalizzazione, a partire dagli investimenti sulle infrastrutture digitali. Queste non si possono limitare solo a banda ultralarga e 5G, ma devono anche comprendere cloud computing, IoT e sensoristica.
La pandemia ha generato un aumento della domanda dei servizi digitali, data dall’incremento della necessità di soluzioni di smart working, didattica a distanza, realizzazione di servizi e prodotti fruibili online. Di conseguenza si è verificato il boom di traffico dati che ha sovraccaricato le infrastrutture digitali, evidenziando come le aree/aziende/PA, che in passato avevano investito nel digitale, si siano adattate meglio.
L’Italia detiene circa l’11% del totale dei data center presenti sul territorio europeo, seconda solo a Inghilterra e Germania. Da un recente censimento effettuato dall’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio, emerge che il 95% dei data center della Pubblica Amministrazione, gestiti anche da comuni ed enti pubblici, presenta un gap significativo rispetto a requisiti minimi di sicurezza, affidabilità e capacità elaborativa.