Ovviamente anche l’evoluzione del lavoro rientra nei trend da seguire con attenzione, soprattutto dopo i cambiamenti organizzativi imposti dalla pandemia, con le aziende ancora impegnate nella ricerca di formule ibride, tra smart working e presenza in ufficio. Si stima che anche nel 2022 il 98% degli eventi avrà almeno un partecipante da remoto, ma gli uffici si dovranno trasformare sempre più in luoghi di aggregazione, sicuri e funzionali. Bisogna adottare modelli che consentano a chi lavora da remoto di sentirsi perfettamente incluso, in modo che possa collaborare efficacemente come se fosse in presenza. La valutazione delle performance avverrà sempre più sui risultati raggiunti, scorporando le ore lavorative passate in ufficio.
La cybersecurity è un tema fondamentale, un elemento imprescindibile di qualsiasi progetto di innovazione tecnologica, di trasformazione digitale e di evoluzione dei servizi. Il 2021 si è rivelato un anno piuttosto difficile in merito alla cybersecurity, secondo l’ultimo rapporto Clusit, nel primo semestre 2021 si è verificato un incremento degli attacchi informatici perpetrati verso realtà europee.. L’Italia, in particolare, è il secondo paese europeo ad essere stato preso di mira. Spesso la cybersecurity viene considerata dalle aziende come un costo e non come un investimento, ma è un errore clamoroso e molto rischioso; inoltre investire in tecnologie sempre più all’avanguardia e sicure può portare vantaggi su molti fronti.
Probabilmente implementeremo delle soluzioni senza password, in cui l’accesso a sistemi, servizi e applicazioni non è controllato da codici che spesso si perdono (gran parte degli attacchi informatici ha origine da un furto di credenziali), ma sarà possibile attraverso parametri di identificazione e di comportamento, come chiavi di sicurezza e riconoscimento biometrico. Quindi non sarà più necessario ricordare le credenziali, perché saranno qualcosa che ogni individuo avrà in dotazione.
Infine, ma non in ordine di importanza, il tema della sostenibilità ambientale: adotteremo tecnologie digitali in grado di favorire un mondo più sostenibile, passando da un’economia lineare (i prodotti si usano e si buttano) a un’economia circolare (i prodotti si utilizzano e si riciclano) facendo un uso migliore delle risorse naturali. Le tecnologie digitali saranno utilizzate come piattaforme per favorire un business più sostenibile, riducendo l’impatto delle reti e dei datacenter, investendo in infrastrutture e soluzioni efficienti capaci di abilitare la trasformazione di interi settori come agricoltura, fabbriche intelligenti, smart grid.
E’ bene essere consapevoli che oggi le tecnologie informatiche generano circa il 4% delle emissioni di CO2 globali. Entro il 2025, la sola transizione IT del settore industriale avrà un’impronta di carbonio equivalente a quella prodotta da circa 436 milioni di veicoli l’anno. I data center consumano dalle 10 alle 50 volte più energia per metro quadrato rispetto a un ufficio tradizionale e sono responsabili da soli per circa l’1% della domanda mondiale di energia. In un anno, i servizi di streaming video online hanno generato circa 300 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni annue della Spagna. Il solo invio di una mail con un allegato contribuisce ad immettere 50 grammi di CO2 nell’atmosfera.
Il digitale sarà una delle armi più importanti per la transizione verde, con un impatto al 2030 pari a quello incrementale delle energie rinnovabili. Complessivamente si stima che tra il 2020 e il 2030 il digitale contribuirà ad abbattere fino al 10% delle emissioni rispetto ai livelli del 2019 (37 milioni di tonnellate di CO2 annue) se adotteremo le tecnologie più virtuose.