La pandemia ha reso evidente alle aziende e alle PMI l'urgenza di innovarsi tecnologicamente e sviluppare nuove competenze, soprattutto digitali, per riqualificare i lavoratori e rispondere alla mancanza di professionisti sul mercato. Ma come ci si sta muovendo per superare lo skill mismatch e lo skill gap? Che scenario si prefigura? Secondo il report “The future of Jobs 2020" del World Economic Forum (Wef) nel 2030 nove lavori su dieci richiederanno competenze digitali avanzate. La ricerca condotta da Gartner dice che il 58% della forza lavoro avrà bisogno di nuove competenze, sottolineando come dal 2017 il numero totale di competenze richieste per un singolo lavoro è aumentato, anno su anno, del 10% e una competenza su tre presente in un annuncio di lavoro per posizioni nel settore IT, finanza o vendite, è già obsoleta.

Ma esattamente cosa intendiamo parlando di competenze digitali? Già nel 2006 il Parlamento Europeo forniva una definizione: “la competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell'informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione): l'uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet".

In generale le Competenze Digitali necessarie in un contesto lavorativo si possono poi ricondurre a due macro categorie: le Digital Hard Skill e le Digital Soft Skill. Le prime si apprendono in percorsi di studi e formativi, sono quantificabili e riguardano il saper usare programmi, pacchetti informatici e la conoscenza di linguaggi di programmazione. Oggi vi è una stretta correlazione con la conoscenza dei Social Media, Mobile, Analytics, Cloud, Big Data, Intelligenza Artificiale, Robotica, IoT, Cybersecurity.​​

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​Nel 2030 nove lavori su dieci richiederanno competenze digitali avanzate. Il 58% della forza lavoro avrà bisogno di nuove competenze. Lo skill mismatch si traduce in 8mila miliardi di dollari di Pil mancato ogni anno

Le soft skills invece sono abilità trasversali, sono inerenti le relazioni e i comportamenti delle persone nei contesti lavorativi, consentendo di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali. Riguardano il modo di interagire e cooperare e dipendono dalla cultura, dalle esperienze e di conseguenza dalla personalità di ogni singolo individuo.

Possiamo ulteriormente riassumere le competenze digitali in quattro categorie allargate: quelle necessarie a tutti i cittadini per beneficiare della digitalizzazione del contesto sociale, le competenze digitali dei lavoratori necessarie nella quotidianità lavorativa, le competenze specialistiche ICT, tipiche di figure tecniche che lavorano in realtà private e pubbliche e infine le competenze di e-Leadership, che caratterizzano chi associa alla cultura digitale particolari attitudini e talenti che consentono di immaginare determinati percorsi di cambiamento e di contestualizzarli all'interno della propria organizzazione.

All'interno di questo perimetro le difficoltà con le quali oggi le imprese italiane (e non solo) si confrontano riguardano lo skill gap, ossia l'assenza di risorse dotate di competenze digitali adeguate per svolgere determinati lavori, e lo skill mismatch che riguarda la presenza di lavoratori con competenze obsolete e il divario tra le competenze dei lavoratori e quelle che oggi richiede il mondo del lavoro.

Non stiamo parlando solo di definizione accademiche, ma di ricadute molto concrete: lo skill mismatch infatti si traduce in 8mila miliardi di dollari di Pil mancato ogni anno, equivalenti al 6%. Nello scenario peggiore si toccherà l'11% del Pil fino al 2025, pari a 18 mila miliardi di dollari, su scala globale. Si stima per rimanere al passo con le richieste di mercato non meno del 54% dei lavoratori avrà bisogno di essere aggiornato o di aumentare significativamente le proprie competenze e capacità. Tra questi, nei prossimi cinque anni, il 35% necessiterà di un training aggiuntivo di 6 mesi, il 9% di un training da 6 a 12 mesi, mentre al 10% servirà aggiornarsi per più di un anno.

Nonostante tutte queste difficoltà il mercato è dinamico e le aziende hanno urgenza di nuove persone in grado di svolgere mansioni complesse e specialistiche. I lavori con domanda crescente saranno quelli che richiedono infatti un alto impiego di tecnologia come gli analisti di dati, sviluppatori di software e applicazioni, esperti di social ed eCommerce, specialisti in machine learning e intelligenza artificiale, esperti di automazione, designer di interazione uomo-macchina, ingegneri robotici, esperti di big data) o lavori in cui sono richieste doti specificamente umane (addetti al servizio clienti, venditori, specialisti di marketing, training, cultura, organizzazione e innovazione). Senza sottovalutare l'importanza del pensiero critico, creativo, innovativo, l'intelligenza emotiva, il problem-solving complesso, le capacità di leadership.

UnipolTech è una società del Gruppo Unipol costituitasi recentemente, ma sin dall'inizio i requisiti per fare parte dei nostri team di lavoro multidisciplinari richiedono forti competenze digitali e abilità tecnologiche, oltre ad esperienze e percorsi formativi che possano attingere da progetti innovativi.   

Alla riqualificazione delle competenze ha dato rilevanza anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Inoltre, con il Piano d'azione per l'istruzione digitale 2021-2027, la Commissione europea promuove un'istruzione digitale di alta qualità, inclusiva e accessibile.​