La pandemia sta accelerando delle tendenze già in atto da anni nel mondo del lavoro e nell’automazione dei processi. L’impiego dell’Intelligenza Artificiale, inizialmente adottata nelle grandi aziende tech dei servizi del web, si sta estendendo a diversi settori produttivi.

Le aziende e le grandi industrie sono sempre più orientate sull’approccio data-driven nei processi decisionali, per riformulare l’offerta grazie all’interpretazione di enormi quantità di dati (Big Data) e pianificare azioni mirate, seguendo indicazioni suggerite dagli algoritmi di intelligenza artificiale.

E’ maturata la capacità di sperimentare nuove soluzioni, utilizzando tools e tecnologie per migliorare la produttività e adattarsi alle dinamiche del mercato, grazie a risorse computazionali finalmente accessibili su larga scala, anche senza la disponibilità di grandissimi budget.

Le strutture decisionali delle grandi industrie sono sempre più orientate a utilizzare grandi quantità di dati per estrarre insights e reportistiche finalizzate alle scelte di business. UnipolTech investe risorse in tecnologia avanzate per codificare i grandi volumi di dati e trasformarli in informazioni utili affinché il management del Gruppo Unipol, e i potenziali Clienti che acquisiranno questi set di dati, possano assumere decisioni secondo uno schema di lavoro data-driven.

La pandemia ha reso necessario e urgente ripensare le strategie produttive e le infrastrutture logistiche, accelerando la tendenza all’automazione. Le realtà produttive di qualsiasi dimensione si stanno trasformando in strutture decisionali basate sulla selezione di grandi volumi di dati, trasformati in informazioni semplici da visualizzare e comprendere.

Uno scenario dinamico nel quale aggiungere strumenti di automazione come la Robotic Process Automation con l’obiettivo di ridurre i costi, migliorare la produzione e automatizzare processi che richiedono bassi livelli di conoscenze, e un’alta frequenza di esecuzione. In sostanza, sostituire persone impegnate in compiti ripetitivi, per ridurre i costi e il margine di errore.

Capgemini stima che l’introduzione di software robot potrebbe portare alla riduzione di un 1/3 del costo di un occupato full-time esterno (offshore FTE) e di 1/5 di uno interno (onshore FTE), con un risparmio complessivo tra il 20% e il 50%, e una riduzione degli errori fino al 20%.

Il World Economic Forum (WEF, 2018, The Future of Jobs Report) stima profondi cambiamenti possibili nel rapporto tra uomo e macchina con la quota del lavoro umano che potrebbe scendere dal 71% nel 2018, al 58% nel 2022.​


Capgemini stima che l'introduzione di software robot nelle aziende comporti un risparmio complessivo tra il 20% e il 50% e una riduzione degli errori fino al 20%

Gli effetti del coronavirus sull’accelerazione di questi processi rende urgenti alcune riflessioni dei legislatori, chiamati a regolare il mondo del lavoro per gestire la transizione e l’inevitabile cambiamento che riguarderà numerose professioni. 

Stiamo andando incontro ad una separazione nel mondo del lavoro tra l’aumento delle professioni con forti contenuti cognitivo-decisionale da un lato, e la riduzione dei lavori più poveri dal punto di vista delle prestazioni e dei compensi? I lavori più a rischio saranno quelli con bassi livelli formativi ed esecuzioni di tipo routinario? Sembra proprio di sì.

Un’altra conseguenza del Covid-19 in questa accelerazione è strettamente connessa alla recessione: molti pensano che installare nuovi robot e le tecnologie necessarie per gestirli, potrebbe essere troppo costoso per le imprese colpite dalla crisi. Invece potrebbe succedere il contrario. Secondo uno studio del Brookings Institutes, l’automazione cresce in maniera rapida proprio durante le recessioni economiche, una risposta estrema degli imprenditori alla perdita dei ricavi, riducendo il costo del lavoro, specialmente dei lavoratori meno qualificati, sostituendoli con le macchine e trattenendo in azienda quelli più qualificati.

Se la pandemia accelera i processi di automazione, diventerà sempre più importante gestire la transizione partendo da una delle poche certezze che abbiamo: tutte le soluzioni che saranno implementate non potranno prescindere da grossi investimenti nella formazione professionale dei lavoratori, specialmente quelli meno qualificati, in modo da renderli pronti per riposizionarsi. Servirà un approccio ancora più flessibile, voglia di imparare cose nuove, disponibilità agli spostamenti. Un cambiamento permanente, insomma. Così va il mondo.