Una crescita che non riguarda solo l’Italia ma si estende in tutto il mondo: nel primo semestre del 2021 sono stati fatti investimenti mondiali Insurtech superiori a tutto il 2020, pari a 7,5 miliardi di euro su circa 350 deal. All’interno di questo contesto l’Italia procede, sebbene lentamente, con circa 120 milioni di euro investiti, in cui sono compresi non solo gli investimenti in startup, ma anche quelli in tecnologie fatti dai principali player del mercato. Nel 2020 i milioni investiti erano circa 50, ma ancora non ci avviciniamo alla media europea.
Le istituzioni nazionali e quelle europee sembrano interessate all’insurtech, lo vediamo nell’European Insurance and Occupational Pensions Authority EIOPA con i progetti per open insurance ed embedded insurance, e per la resilienza tecnologica, che alzerà l’asticella sul tema cybersecurity.
Anche la divulgazione e la consapevolezza di tutti i protagonisti e addetti ai lavori del settore giocano un ruolo importante: è cresciuto il dibattito pubblico all’interno dell’industry Insurtech che coinvolge tutti gli stakeholders, sia istituzionali che di mercato in ogni parte della value chain.
Per quanto riguarda le debolezze del settore, invece, va detto che occorre pianificare molta più formazione e attrarre talenti promuovendo la creazione di ambienti di lavoro innovativi, offrire remunerazioni in linea con il mercato internazionale e schedulare programmi dettagliati e puntuali di formazione interna per far crescere i team di lavoro coinvolti.
Nei prossimi anni la quantità di investimenti certamente crescerà, provocando maggiore pressione sul mercato del lavoro per la selezione di professionalità dotate di competenze digitali, così come aumenterà l’offerta assicurativa digitale.
In sintesi, abbiamo bisogno di più startup, investimenti, competenze e più sperimentazioni, anche audaci, all’interno della filiera, ma le previsioni sono positive e molto incoraggianti.