​ChatGPT è nuovamente disponibile in Italia: lo ha stabilito il Garante della Privacy dopo lo stop precauzionale imposto ad aprile. In questi giorni OpenAI, la società proprietaria del chatbot si è adeguata alla normativa europea sulla privacy conformandosi alle richieste del Garante italiano. OpenAI ha avuto tempo fino al 30 aprile scorso per adempiere alle prescrizioni imposte dal Garante per la protezione dei dati personali. Si tratta dell’informativa generale, dei diritti degli interessati e della base giuridica del trattamento dei dati personali utilizzati per l’addestramento degli algoritmi. Ora ChatGPT è più trasparente e rispettosa dei diritti delle persone che la utilizz​​ano. Ma secondo molti esperti, la vera partita inizia adesso.​

ChatGPT ora è più trasparente ma altri punti vanno chiariti. Vanno ridiscussi l’interesse legittimo e la base giuridica per l’addestramento degli algoritmi con i dati personali degli utenti

Nel comunicato stampa del Garante c’è un riassunto delle principali novità introdotte.

• Oggi chiunque è informato in maniera più chiara della circostanza che i propri dati personali – anche se non utente della piattaforma – potrebbero ​​essere stati utilizzati per l’addestramento degli algoritmi e chiunque, utente o non utente, può chiedere a OpenAI che i propri dati personali non siano più utilizzati per addestrare le machine learning;

• Chiunque, qualora ritenga che ChatGPT generi contenuti inesatti sul suo conto, può chiedere e ottenere che i contenuti in questione non vengano più generati. Oppure che i propri dati personali non compaiano più nei contenuti in questione;

• OpenAI oggi sostiene di basare i trattamenti dei dati personali necessari all’addestramento degli algoritmi, sul legittimo interesse. E riconosce a tutti il diritto di opposizione che può essere esercitato, a differenza che in passato, attraverso un modulo compilabile online;

• L’informativa sulla privacy è immediatamente identificabile nel flusso di registrazione, gli utenti italiani già registrati saranno invitati a confermare di essere maggiorenni o ultratredicenni con il consenso dei genitori, prima di riprendere a utilizzare il servizio, mentre quelli non registrati dovranno indicare la loro età;

• Entro settembre OpenAI dovrà inoltre implementare un sistema di age verification per filtrare l’accesso dei minori di 13 anni.

Ma non tutti i dubbi sono risolti, almeno per ora, e molti addetti ai lavori sottolineano alcuni problemi aperti. A cominciare dalle condizioni alle quali l’interesse legittimo può rappresentare una valida base giuridica, per l’addestramento degli algoritmi con i dati personali degli utenti. Inoltre, ci si domanda come agire nei confronti della serie storica di dati accumulata da OpenAI prima dell’intervento del Garante. 

Servono altre garanzie e OpenAI nelle prossime settimane dovrà negoziare con il Garante una campagna di comunicazione per spiegare con chiarezza ai cittadini italiani come esercitare i propri diritti.

Problemi che riguardano tutti, non solo l’Italia, perciò si dovrà discutersi nei prossimi mesi all’interno del Comitato dei garanti europei. Evidentemente, su alcune questioni tanto centrali per il futuro dello sviluppo tecnologico, dell’industria e dei mercati è indispensabile che l’Europa parli con una sola voce. 

La negoziazione riuscita con successo tra il Garante della Privacy e OpenAI dimostra che il rispetto dei diritti e l’innovazione non sono in conflitto e si può trovare un bilanciamento. OpenAI ha migliorato il proprio servizio rispettando i diritti delle persone. Stiamo parlando di temi di straordinaria importanza per il futuro delle nostre società. I player direttamente coinvolti, le grandi compagnie big tech, gli organi preposti alla protezione della privacy e i parlamenti nazionali dovranno trovare dei compromessi per garantire l’esercizio dei diritti fondamentali ai cittadini, senza comprimere eccessivamente il diritto a innovare.