Oggi la tecnologia avanza rapidamente, anche nell’ambito delle professioni giuridiche, sotto forma di digitalizzazione dei processi e giustizia predittiva. È possibile creare un perimetro contenente diverse discipline, come Data Science, Intelligenza artificiale (AI), Machine Learning (ML), Natural Language Processing (NLP) e statistica, con l’obiettivo di rappresentare delle conoscenze giuridiche, individuare delle correlazioni ed effettuare previsioni relative alle decisioni giudiziarie, oppure inerenti alla possibilità che un disegno di legge diventi un provvedimento concreto. 

Quando si parla della digitalizzazione della giustizia, si fa riferimento alla giustizia predittiva, ossia quell’insieme di strumenti basati sull’intelligenza artificiale capaci di supportare la funzione legale e giurisdizionale, analizzando in tempi brevi una grande quantità di informazioni al fine di prevedere il possibile esito di un giudizio. Le nuove tecnologie potrebbero rimediare alla lentezza dei provvedimenti, fornire assistenza agli avvocati nella elaborazione della difesa, agli inquirenti per l’accusa, e persino ai giudici per fornire una definizione della causa.

Ma c’è anche chi guarda con preoccupazione a una possibile svolta tecnologica nel mondo delle professioni legali. Da un lato per varie disfunzioni applicative dell’AI sul piano etico, quando si tratta di assumere decisioni sulla vita e sulla libertà delle persone; dall’altro per la paura che un’eccessiva digitalizzazione della giustizia possa compromettere il fattore umano, perdendo alcune qualità fondamentali, come l’empatia e la capacità di circostanziare le situazioni.

C’è la preoccupazione che lo sviluppo tecnologico possa affidare un ruolo così importante alle macchine da non aver più bisogno della controparte umana. Questo comporterebbe la perdita della sensibilità umana, che invece resta un valore fondamentale per evitare possibili esiti discriminatori.


Data Science, Intelligenza artificiale, Machine Learning, Natural Language Processing e statistica possono individuare delle correlazioni ed effettuare previsioni relative alle decisioni giudiziarie. Ma attenzione a non perdere il fattore umano

Un esempio? Secondo il South China Morning Post, la Procura del popolo di Shanghai Pudong avrebbe progettato una macchina per individuare i crimini più frequenti commessi a Shanghai e presentare accuse con una precisione superiore al 97%. Una sorta di procuratore robot capace di formulare veri e propri capi d’imputazione tramite gli algoritmi, sulla base di una descrizione verbale del caso. Una macchina che riesce a valutare le prove, i presupposti per l’arresto e la pericolosità del soggetto. Vi rassicura? Siamo sicuri che questa sia la scelta migliore per le nostre comunità? 

C’è anche un altro problema sul quale si discute molto tra addetti ai lavori: le derive discriminatorie dell’intelligenza artificiale. Ad esempio, si è notato che in alcuni casi le macchine trovano difficoltà a effettuare valutazioni quando si tratta di persone non caucasiche. Ci sono stati diversi casi in cui la concessione di mutui era stata subordinata alla decisione degli algoritmi, con esiti che andavano a penalizzare persone non caucasiche, ritenute meno meritevoli benché versassero in condizioni analoghe a quelle di richiedenti bianchi. Molti problemi sono stati riscontrati anche con il riconoscimento facciale, che avrebbe la tendenza a favorire i controlli nei confronti di persone di colore.

In questa fase un obiettivo credibile potrebbe essere quello di fornire agli utenti elementi che consentano di prevedere il possibile esito di un giudizio, disincentivando così i casi di liti temerarie ed incoraggiando le parti che non abbiano possibilità di successo a livello giudiziario a seguire altre strade come quelle conciliative. Algoritmi che consentano di capire quante possibilità si hanno di ottenere un risultato positivo, permettendo di fare una selezione delle cause che meritano di essere portate avanti. Tecnologie non vincolanti che aiutano a prendere decisioni, senza che possano decidere le sorti di una causa come un vero e proprio giudice robot.